Le prime notizie del villaggio (Nughes) risalgono al Mille e con tutta probabilità nel corso di quel secolo entrò a far parte di una donazione che i giudici di Cagliari fecero ai benedettini, che vi si insediarono dando impulso all’agricoltura e alla coltivazione del noce, pianta che diede nome al villaggio. L’abitato probabilmente sfruttò la grande sorgente di Sa Turri che sgorga a monte del centro urbano. Solo nel XVIII secolo con lo sviluppo dei boddeus, il Sulcis si ripopolò e Nuxis divenne uno tra i più importanti. Si costituivano in piccole case coloniche, dove contadini e pastori ritornavano alla fine del raccolto. Constatate la praticità e l’utilità, vi trasferirono le famiglie e la servitù favorendo un incremento sostanziale dell’agricoltura e della pastorizia. Nel 1819 il boddeu assunse definitivamente le caratteristiche di un centro che si sviluppò attorno alla chiesa di S. Pietro Apostolo. Il comune di Nuxis si trova al limite orientale del Sulcis, circondato da montagne che ne delimitano i confini. Si caratterizza per un’imponente rete idrografica, corsi d’acqua che defluiscono sul Rio Mannu che a sua volta sfocia nell’invaso di Monte Pranu a Tratalias e nel bacino artificiale di Bau Pressiu. Da segnalare sul rio Tiriccu la presenza di una cascata, nota come “Su corroppu de tiriccu”, alta quindici metri e con portata perenne. Un caso particolare è il rio Cuxinas, anch’esso perenne e alimentato dalla sorgente carsica di Sa Turri. Per gli appassionati di mineralogia, una visita alla miniera di “Sa Marchesa” è d’obbligo: aperta nel 1883 per la coltivazione di piombo e argento, zinco e rame, oggi è un itinerario affascinante di gallerie. Al periodo bizantino risale la chiesa di S.Elia, edificio di culto di grande pregio storico situato in un’altura a ridosso della valle dove scorre il rio Tatinu. La costruzione risale al periodo dell’esodo dei monaci d’Oriente, che a causa dell’espandersi dell’Islam, trovarono in quell’entroterra il luogo ideale per costruire chiese e conventi. Nuxis eccelle anche nella gastronomia: i suoi boschi offrono selvaggina e funghi, due prodotti che si combinano in modo versatile nelle tante specialità tradizionali.